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386 ATTO QUARTO

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Kiskia. Oimè. (s’intimorisce

Ircana.   Parla. Chi sei?
Kiskia.   Oh che timori Son io.
Ircana. Kiskia, sei tu?
Kiskia.   Sì, caro.
Ircana.   (Caro? Mi crede Ircano). da sè
Kiskia. Che fai tu qui?
Ircana.   Tradito son da un cuore inumano.
Kiskia. Il Ciel m’ha qui mandato.
Ircana.   Santa del Ciel clemenza!
No, che perir non lasci la misera innocenza.
Kiskia. Presto, presto vien meco.
Ircana.   Dove siete? (si cercano
Kiskia.   La mano.
(si trovano
Ircana. Deggio a voi la mia vita.
Kiskia.   Ecco il mio caro Ircano.
Mi sarai grato almeno?
Ircana.   Pietosa in questo giorno...
V’è altra gente, mi pare.
Kiskia.   Non ho più sangue intorno.

SCENA XIII.

Marliotta e detti.

Marliotta. Mia madre è entrata qui.

Ircana.   Non temete, (a Kiskia) Chi sei?
Marliotta. Dove siete, mia madre?
Kiskia.   Che vuoi da’ fatti miei?
Marliotta. Compatite l’amore; son qui per voi, lo giuro.
Che fate collo schiavo in questo loco al scuro?[1]
Kiskia. Ora si è spento il lume.
Ircana.   Ecco un inciampo nuovo.
Kiskia. Vattene via di qui.
Marliotta.   Più la porta non trovo.

  1. Nella rist. torinese e nell’ed. Zatta: in questo loco oscuro?
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