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GIUSTINO 43

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Sappi ciò, poi favella.

Anastasio.   Aggiungi pure,
Che qualunque mi sia[1], valor che basta
Ho per difender mie ragioni al soglio.
Vitaliano. A rinnovar[2] gli antichi sdegni ed onte[3]
Non mandommi il mio re. Pace desia,
Pace v’offre per me. Scacciar dal trono
Non pretende Anastasio, anzi desia
Contro chi l’odia e lo vorrebbe oppresso,
Sostenerlo coll’armi. Egli si scorda,
Che Arianna da Zenone abbi[4] carpita
Negli oscuri di vita estremi istanti
L’autorità di dar di Grecia al soglio
Il successor. Sì, Vitalian si scorda
Che sorda Arianna alle di lui richieste,
L’abbia posposto ad Anastasio. Il torto
È pubblico però. Sa il mondo tutto
Che Vitalian de’ Cesari è retaggio;
Ch’ei giustamente a questo trono aspira,
Da cui balzar potea Zenone ancora.
E chi non sa che Vitalian bambino
Da Bisanzio fuggì nel dì fatale,
In cui fu trucidato un suo germano?
Chi non sa che lontano ei fu tenuto [5]
Temendo che da’ suoi congiunti e amici
Vendicato non fosse? Ma Zenone
Nelle vene chiudea Cesareo sangue,
E soffrialo Bisanzio. Or freme, e seco
La Grecia tutta, nel mirare al soglio
Un vassallo inalzato; e al trono vostro
Giunte pur troppo ne saran le strida.
Ma frema pur [6]. Di Vitalian la forza,
Unita a voi, farà tremar qualunque

  1. Ms.: t’ mi sia.
  2. Ms.: rinovar.
  3. Ms.: e l’onte'.
  4. Ms.: abbia.
  5. Ms.: che tenuto ei fu lontano.
  6. Nel ms. c’è punto e virgola.
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