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GIUSTINO | 45 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:49|3|0]]
Ma chi ha virtù per regolar l’impero,
Ma chi ha valor per sostenerne il peso.
Dar si può che vi sian de’ Greci infidi,
Ch’odiano veder me[1] su questo trono,
Ma non è ver che Vitalian sospiri
Grecia per suo monarca. Io crederei
Onta far ai vassalli, ad un ribelle
Dando il Cesareo fregio, ed una parte
Di questo eccelso e venerando alloro.
Ei con fasto superbo a me richiede
La germana in consorte, e dar pretende
Un fregio al sangue mio che ancor non ebbe?
Presuntuosa inchiesta! [2] A lui rispondi.
Che onta[3] farei al sangue mio, la destra
Dando d’Eufemia ad un fellon ribelle[4].
Indarno aspira a questo soglio, indarno
Alle nozze d’Eufemia, e indarno spera
Posseder lungamente la rapita
Parte dell’Asia nostra. I suoi [5] guerrieri
Sono al doppio de’ miei[6], ma un sol di questi
Val per due de’ ribelli. Ecco risposto
D’un temerario alle minacce e ai patti.
Vitaliano. (Contenermi non posso). (piano a Polimante
Polimante. (Ah! se ti scopri.
Sei perduto, signor; frena lo sdegno).
(piano a Vitaliano
Arianna. Disse Anastasio il meno. A me s’aspetta
La risposta compir. Come! Si ardisce
Me imputar di rapina? Io di Zenone
Sedussi il cor nelle agonie di morte?
Menti; ciò non è ver. Del mio Zenone
Ecco la volontà. Di propria mano