< Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

ATTO TERZO

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:74|3|0]]

SCENA XIV.

Anastasio con soldati, e detti.

Anastasio. Amici,

Ecco l’empio; s’arresti.
(ai soldati che fermano Vitaliano[1]
Giustino.   Accetta, Augusto,
Questa che t’offre il braccio mio fedele
Riguardevole spoglia...
Anastasio.   In quella torre
Sia custodito. (ai soldati, nulla badando [2] a Giustino
Vitaliano.   (Ah mio rossor I) Superbo, (ad Anastasio
Godi pur nel vedermi inerme e vinto.
Al valor di costui la tua vittoria
Devi però, non al tuo braccio. Un vile
Quale tu sei, mai non m’avrebbe[3] oppresso.
(Vien condotto dai soldati nella torre che si vede [4] aprire, ìndi serrare da’[5] medesimi.

SCENA XV.

Anastasio, Giustino e soldati.

Giustino. Signor, se di mercede...

Anastasio.   A me quel ferro.
Giustino. Il ferro mio?
Anastasio.   Sì, rendilo, fellone.
Giustino. Fellon chi ti difende? Chi al nemico
Tolse di pugno la vittoria, e diella
All’armi tue? Fellon chi Vitaliano
Sconfisse e disarmò?

  1. Questa didascalia che si trova nell’autografo, manca nell’ed. Zatta.
  2. Ms.: abbadando.
  3. Ms.: Quale tu sei non mi averebbe ecc.
  4. Ms.: Viene condotto da’ Soldati nella Torre che vedesi ecc.
  5. Ms.: dalli.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.