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ATTO QUARTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:84|3|0]]
Perdiana la libertade. Ah quanto poco
Dura cotesto inganno! Appena il primo
Foco s’estingue (e ben s’estingue in breve)
Il ver si scopre, e il pentimento è tardo.
10 due volte fui presa al fatal laccio.
Dolce però m’è [1] ancor la rimembranza
Del mio fido Zenone; o sia che imprima
Indelebili piaghe il primo affetto,
O che solo perduto il ben s’apprezzi,
Ita dov’è la pace mia primiera? [2]
Ma il pentirsi è viltà. Sposa son io
Del mio Anastasio. Io l’amo, ed amerollo
Sinché [3] avrò vita, ad onta ancor del suo
Ingratissimo core, e l’amerei
Se morte ancora [4] di sua man mi desse [5].
Dicasi ciò che vuol dal mondo insano
Della nostra incostanza.[6] Io fida sono,
E porterò sin nella tomba ancora
Incorrotta la fè, costante il core. parte
SCENA V.
Polimante solo.