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ATTO QUARTO |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXIV.djvu{{padleft:86|3|0]]
Che sa pugnar con gli uomini e co’ venti[1].
(tuona [2] e balena più spesso
Vitaliano. Tuona e balena il ciel; pria che s’inoltri [3]
L’orror della tempesta, andiamo.
Polimante. È questa
La via più breve, e più sicura. (s’avviano da una parte
Vitaliano. Ferma;
Parmi di sentir gente.
Polimante. È vero. Oh stelle!
Non c’inoltriam [4].
Vitaliano. Ah! se si scopre il caso,
Perduti siamo.
Polimante. Ogn’altra via di questa
Men[5] sicura sarà.
Vitaliano. Dunque al periglio
Qual riparo?
Polimante. Celarci. Io vuo’ sperare
Che questa sia la consueta guardia,
Che il campo gira. Passerà; frattanto
Dietro quel mausoleo...
Vitaliano. No, meglio fora
Nell’antro delle belve. Egli è più agiato
A ripararci dalla incominciata
Grandine rovinosa [6].
Polimante. E se scoperti
Siamo?
Vitaliano. Dammi una spada, e nulla temo.
Polimante. Eccola. Io la serbai pel braccio tuo[7]
(gli dà una spada
Vitaliano. Entriamo pur.[8] Si avanzano gli armati[9].
(entrano[10] nell’antro, tirando a sè il cancello[11]