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ATTO QUARTO

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Polimante. Pensa a salvarti.

Vitaliano.   Il mio più fier nemico,
Che due volte mi vinse, e che d’Eufemia
Possiede il cor, voglio che muora [1]. (s’avanza
Polimante.   (Oh stelle!
Ogni opra mia col suo [2] furor distrugge).
Vitaliano. Temerario! morrai. (vuol ferir Giustino[3]
Ergasto.   Fermati. (lo trattiene
Giustino.   Oh Numi!
Vitaliano. Lascia, vecchio importuno.
Ergasto.   Ah, che far tenti?
Vitaliano. Vuo’ svenar quell’indegno.
Ergasto.   Ah non fia vero.
Vitaliano. Invan t’opponi. Io vuo’ che mora.
Ergasto.   Senti,
Un momento m’ascolta[4], e poi ferisci,
Ch’io non m’oppongo. Quel che colà vedi,
E che uccider tu brami, è tuo germano.
Vitaliano. Mio german? Stolto vecchio [5], invan tu speri
Sottrar colui dal giusto mio furore.
Mi conosci?
Ergasto.   Purtroppo, Vitaliano.
Tu sei figlio a Teodosio, e di Leone
Precessor [6], di Zenon nipote illustre.
Conobbi gli avi tuoi, la madre, e tutti
Della prosapia tua [7]. Ma l’infelice
Versa il sangue e vien meno; ah mi permetti
Ch’io quel sangue ristagni; il tutto poscia
Ti narrerò. (va a medicar Gustino
Vitaliano.   Che sento! Polimante,
Intendesti?
Polimante.   Signor, non ti lagnasti

  1. Ms.: mora.
  2. Ms.: Ogni buon’opra il suo ecc.
  3. Ms.: nell’atto che Vitaliano vuol ferir Giustino, sopragiunge Ergatto, che lo trattiene.
  4. Ms.: mi ascolta.
  5. Nel mi- c’é il punto esclamativo.
  6. Ms.: Preccessor.
  7. Segue nell’autografo: Di più dirotti: — Fui servo in casa tua. Ma l’infelice ecc.
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