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prefazione. lxxxv

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Ve domando giustizia, no vendetta;
A longo andar ga più rason chi tase.[1]

Sotto la consueta e decorosa moderazione del Goldoni, c’è questa volta un’amarezza, un disprezzo, che sentesi a stento trattenuto. Ben l’avvertì l’acuto Gozzi e non tacque. Rispose esso a nome del pubblico:

Ve ringraziemo, Ircana. El complimento
  Ch’el vostro Direttor v’ha messo in borea
  Noi fa parer un omo de talento,
  Ma no diremo gnanca ch’el sia un’oca.
  . . . . . . . . . . . . . . . . .
  Circa ai nomi stampai, credème, Ircana,
  Che se stampa anche el nome al Re de Franza.
  Domandeghe al Poeta, ch’el ne spiana,
  Se el pensa colla testa o colla panza.
  . . . . . . . . . . . . . . . . .
  L’ha guasta la moral; volesse Dio
  Che sto pecca sul toni noi gavesse
  . . . . . . . . . . . . . . . . .
Savemo che le Fiabe sulla scena
  A un Poeta no basta a far onor;
  Ma per sie zorni avemo fatto piena
  E nu femo l’onor e el desonor.
  . . . . . . . . . . . . . . . . .
  Almanco se le Fiabe no corona
  Le ga de ben che chi le fa, le dona.[2]


  1. Carlo Gozzi, Opere. Ediz. 1772. Tom. VIII. — Addio composto dal Sig. Goldoni e recitato dalla comica Bresciani nel Teatro di S. Salvatore in Venezia, pag. 139, 140, 141.
  2. Ibid. — Risposta data dal pubblico alla Signora Bresciani, da me scritta, pag. 141, 42, 43. Forse anche a questa il Goldoni rispose col Complimento fatto dire dalla Bresciani
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