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cxx | prefazione. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:138|3|0]]si dolesse, forse per amore della sua Marfisa, delle lodi date al Mattino del Parini. Il fatto però che il Baretti potè leggere due Fiabe manoscritte e gli offerse poi di tradurle in inglese, dinota non aver forse il Gozzi detta tutta la verità in questa occasione. Certo non fu tra essi l’intrinseca amicizia che tra Gaspare e il Baretti. Ciò si rileva anche da altre lettere al Bujovich, dove, per esempio, il Conte Carlo non è mai compreso in quelle filze di affettuose salutazioni a tutti e singoli di casa Gozzi, di cui il Bujovich è sempre incaricato. Però, a quando a quando, il Baretti lo ricorda con amicizia riverente e nel 1772, fermo ancora nell’idea di tradurre le Fiabe, chiede «se v’è speranza che il Conte Carlo dia mai alla luce le sue commedie,[1]» nel 77, saputele stampate, mostra il desiderio d’averle subito,[2] e finalmente riscrive d’aver ricevuto lettera dal Conte Carlo, il quale promette egli stesso di mandargliele.[3] Non sono questi i rapporti di due persone, conosciutesi appena di veduta, tredici o quattordici anni prima. Ma le lodi pubblicamente date dal Baretti a Carlo Gozzi, ripetendo in pari tempo i vituperi al Goldoni, avevano rieccitate le collere degli amici di questo; il Goldoni, che già privatamente avea scritto del Baretti col più al-