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cxlii | prefazione. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:160|3|0]]che per andare a far visita ai suoi attori ed alle sue attrici. Egli s’affaccia tra le quinte del palco scenico e tutta quella brava gente è a’ suoi piedi; l’Arlecchino gli si prosterna, la prima donna gli fa riverenza, il direttore gli fa recare un sorbetto; persino ogni rivalità, ogni gelosia femminile tace o scompare dinanzi a lui. Ammirate questa grande figura severa e malinconica e la venerazione che essa inspira a tutta la famiglia dei Tartaglia e dei Pantaloni! Perchè tanto rispetto?» Carlo Gozzi (continua lo Chasles, e lo compendio in breve) è uno di que’ genj che spuntano ad ora fissa per incarnare in sè stessi tutto un momento storico. Il Gozzi è l’ultimo discepolo della Spagna eroica, l’ultimo possessore della vena ironica e fantasiosa dei poemi cavallereschi; egli rappresenta da solo la decadenza, la servitù civile e la potenza passata di Venezia, la cui storia comincia come una leggenda, continua come un racconto di Anna Radcliffe e termina come un romanzo dell’Aretino. Posto sul limitare d’un rinnovamento sociale protetto dai filosofi, il Gozzi combatte le ultime battaglie in favore del Medio Evo, che stava per essere distrutto.[1] Insomma un Goetz di Berlichingen letterario o poco meno! A critici immaginosi non c’è, come sogliono dire gli Inglesi, autore più suggestive del Gozzi, cioè che offra loro maggior copia, varietà e possibilità di com-
- ↑ Chasles, Étudestus sur l’Espagne, cit. D’un Thèatre Espagnol-Venitien etc. etc. cit.