Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
prefazione. | clxiii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:181|3|0]]ed alla parte scritta sono innestate le scene improvvise delle maschere paesane, che, con motti arguti e pronti, e con frequenti allusioni personali allietano il pubblico.... Le Fiabe adunque, che stanno per noi tra la Commedia dell’Arte e le moderne Féeries, sono un vanto della letteratura italiana, piacciono, e, non c’è critica che tenga, invogliano alla lettura per la loro originale festività.[1]»
Durante i trionfi delle Fiabe, la consuetudine di Carlo Gozzi con la Compagnia comica di Antonio Sacchi, che le aveva rappresentate, era divenuta quotidiana. Attori ed attrici dovevano a lui, al disinteresse, con cui prestava l’opera sua, il favore del pubblico e l’agiatezza. Gli attori lo retribuivano di gratitudine, di ossequio, di riverenza. Colle attrici era amico, confidente, consigliere, maestro, compare, protettore e,, non ostante tutte le sue proteste e le sue pedanterie moralistiche, era anche amante. E perchè no? Erano donne «impastate d’amore[2]» (lo dice esso) e allorchè il Gozzi incominciò a mettersi in tali intrinsichezze, avea circa trentacinque anni.[3] Stando anche solo alla storia dei tre amori, che narra in tre de’ più graziosi Capitoli delle sue Memorie,[4]