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prefazione. clxxxiii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:201|3|0]]certo è che il Gozzi non dice nelle Memorie tutta la verità sulle sue relazioni con Caterina prima del 1776. Furono più intime e più frequenti di quant’egli voglia lasciar credere e queste dissimulazioni del Gozzi hanno sempre qualche riposta cagione. Anch’esso interveniva ai Lunedì di Caterina e forse rappresentava fra quella comitiva filosofistica (un bel giorno dispersa dai sospetti del Governo) la parte, come oggi si direbbe, dell’estrema destra.[1] Quanto a Caterina, essa avea mente aperta alle novità correnti e animo libero da pregiudizi. Non mi sembra fondata però l’ipotesi del Castelnovo che il bellissimo sonetto della Tron, da lui pubblicato, sia scritto dopo il 1789 e contenga quasi una profezia della rovina, che soprastava a Venezia per opera della Rivoluzione Francese:

Si, cascarà la mole de Pierazo,
  Perchè xe un’oca deventà el leon,
  Perchè nel fogo se descola el giazzo;
Ma mi fia d’un Dolfin, mugcr de un Tron,
  Bato grinta, per Dio, ma no me mazzo
  E se casco, no casco in zenocchion.


  1. Vedi le Appendici dell’Urbani de Gheliof. Sulla chiusura del Casino di S. Giuliano presso S. Marco l’Urbani riferisce una canzone dell’Abate Barbaro, che è una vivace pittura dei Luni di Caterina. Dell’Abate Barbaro, maldicente emerito, esiste pure un opuscolo, stampato durante il periodo democratico e intitolato: L’Abate Barbaro che tira a penitenza un’Ex Patrizia, che è una satira amara contro la Tron. N’ebbi notizia dal Malamani.
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