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prefazione. clxxxix

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:207|3|0]]condriaca, travagliata di mali mezzo immaginari e mezzo reali e tutta occupata di affarucci e di faccenduole, la quale fa un contrasto più strano di quello, che tocca a tutti, con la sua giovinezza e, non dirò, con la sua virilità, perchè mi sembra che questa manchi nella vita del Gozzi. L’amore di Teodora protrae la sua giovinezza, e quando quest’ultima illusione gli sfugge, egli piomba, senza trapasso e senza gradazioni, nelle ombre malinconiche della vecchiaia. Dalle poche lettere, che di lui si conoscono, relative a questo tempo, massime dalle inedite dirette al suo amico Innocenzo Massimo ed al figliuolo, le quali vanno dal 1785 al 1788, si rileva ch’egli ora s’occupava di negoziare in merletti e tele, in caffè, cinnamomo e cacao, in Malaga e Cipro, talvolta in carrozze, tal’altra persino in capponaie, non sdegnando neppure di offrire la sua mediazione a chi voleva far aggiustare cocci rotti.[1] Una sua lettera inedita del 6 Feb-

[2]

  1. Vedi gli Estratti di lettere a Innocenzo Massimo pubblicati da Vittorio Malamani nel suo studio: I Gozzi nella Nuova Rivista di Torino N. LVIII-IX-X.
  2. Brami che al tuo valor plauso trabocchi?
      Troppo modesta danzi e troppo schiva,
      Attributo modestia oggi è da sciocchi.
    Saetta il spettator, danza lasciva,
      Non tener neghittosi i tuoi begli occhi
      E udrai tuonar gl’immensi applausi e i viva.

    La ballerina avrà trovate probabilmente molto inutili codeste raccomandazioni del rigido poeta.
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