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cxcviii | prefazione. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:216|3|0]]Ed ora, per conchiudere anche nel giudicare il poeta, non c’è, mi sembra, che da collocarsi in un punto medio tra gli entusiasmi dei Romantici stranieri e certi dispregi troppo dogmatici e tradizionali della critica letteraria Italiana. I Romantici hanno separato il Gozzi dagli antecedenti, che una nella nostra storia letteraria; lo hanno paragonato, come poeta drammatico, ad Aristofane ed allo Shakespeare e come umorista al Richter, allo Swift, allo Sterne; hanno alterato la sua indole e le circostanze più comuni della sua vita; hanno fatto di lui un personaggio leggendario, della Venezia del suo tempo una città di rimbambiti, che volentieri tornava ai trastulli dell’infanzia, e delle Fiabe una creazione istantanea, sbucata di sotterra ad ora fissa, affinchè quella città avesse la letteratura, che meritava. Tuttociò non è conforme alla realtà. L’Italia aveva avuta una Commedia dell’arte ed una Commedia popolare scritta.[1] Negli Scenari della Commedia dell’Arte, in quelli di Flaminio Scala, per esempio, si trovano già le fantasmagorie delle Fiabe Gozziane, e le Maschere mescolate a’ personaggi eroici, e la scena in China, nel Marocco, in Persia, in Egitto.[2] Gli esemplari
- ↑ Vedi l’importante Introduzione del Prof. Adolfo Bartoli agli Scenari inediti della Commedia dell’Arte. (Firenze, Santoni, 1880.)
- ↑ Moland, Op, cit. Chap. IV.
- ↑ Dic. 1784, diretto ai fratelli e Nipoti. Debbo anche questo interessantissimo documento alla cortesia del Comm. B. Cccchetti, Soprintendente degli Archivi Veneti.