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xviii prefazione.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:36|3|0]]«La città di Zara volle dare un segno di venerazione al nostro Provveditor Generale Quirini, e fu edificata per un sol giorno solenne nel prato del Forte una gran sala di legnami, adobbata di bei damaschi, e furono dispensati a molte persone de’ viglietti d’invito per radunare un’Accademia nella giornata prefissa di prosatori e verseggiatori.

Ogni Accademico invitato doveva recitare due composizioni in prosa o in verso a piacere. Ne’ viglietti erano notati il primo ed il secondo tema da trattarsi. Ecco il primo. Se sia più lodevole il Principe, che serba, difende e coltiva i proprii stati nella pace o sia più lodevole quello, che cerca di conquistare de’ nuovi stati coll’armi per dilatare il dominio suo.[1] Ecco il secondo. Una composizione in lode del Provveditore Generale.

Un vecchio Nobile della città detto il signor Dottore Giovanni Pellegrini Avvocato fiscale, vestito a velluto nero con una gran parrucca bionda raggruppata, letterato molto eloquente sullo stile del Padre Casimiro Frescot e del Tesauro, era il capo Accademico e dispensatore degli inviti.

A me non fu dato cotesto invito. Ciò prova ch’io ero un ignoto dilettante di belle lettere e può anche provare, che il signor Pellegrini assennato, e gravissimo mi credette ragionevolmente ragazzo non degno d’essere considerato, trattandosi d’una impresa ch’egli conduceva colla maggior serietà illirica italiana.

Li signori Colombo e Massimo m’eccitavano ad apparecchiare due composizioni sui temi proposti, e sparsi per la

  1. Curioso è confrontare questo tema d’un’Accademia officiale con quello che nel Seminario di Treviso proponeva Lorenzo Da Ponte, altro personaggio caratteristico del Secolo, e che gli tirò addosso le ire del Governo. Il tema del Da Ponte era: «Se l’uomo procacciato si fosse la felicità unendosi in sistema sociale o se più felice poteva reputarsi in istato di semplice natura.» Un piccolo Rousseau in Seminario! (Vedi: Memorie di Lorenzo Da Ponte di Ceneda — Nuova Jorca 1629-30 Vol. I.)
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