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l | prefazione. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:68|3|0]]
Dove fan lor imprese ì ciurmatori,
Vedestu mai, lettore, in sulla piazza
Due fantaccini far gli schermidori
In mezzo a innumerabil turba pazza?
Davano assalti, menavan furori
Da far paura a Dodon dalla mazza,
Tondi, punte, rovesci ed. avean quelli,
In iscambio di spada, in man randelli.
Eira ignorante l’uno e ne sapea
Tanto di scherma, quanto un uom dipinto:
. . . . . . . . . . . . . . .
L’altro avea della scola alcun precetto
E facea l’impostore al rigoletto,
. . . . . . . . . . . . . . .
Così tenendo il popolo in puntiglio
Traean que’due ciurmanti un buon guadagno.
Leggonsi certe nuove Marianne,
Certi Baron, certe Marchese impresse,
Certe fraschette buse, come canne,
E le battezzan poi filosofesse,
Che il mal costume introducono a spanne.
Credo il dimonio al torchio le mettesse.
Chi dice, egli è un comporre alla Francese;
Certo è peggior del mal di quel paese.[1]
Il costume o dev’essere un bordello,
O in tutto una virtù che non sì trova.
D’otto vecchie Commedie in un fardello
Ricuci i fatti e la commedia è nova.[2]
. . . . . . . . . . . . . . .
Gridan le genti: il Teatro è risorto,
Novi Molier son nati al calamaio....