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prefazione. li

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:69|3|0]]Di un assalto così fiero il Gozzi dava già per ragione il suo amore alle vecchie commedie dell’Arte:

Io sto piangendo pel Teatro morto
E singhiozzando al buco dell’acquaio,[1]


e a rinnovarne la gloria conchiudeva preconizzando e invocando il ritorno del Truffaldino Sacchi, che da Lisbona donde avea dovuto ripartire colla sua Compagnia a cagione del terremoto del 1755,[2] stava per far ritorno a Venezia;

Deh corra il Sacchi e venga a darci aiuto
  Tutti per noia abbiam le faccie oscure;
  . . . . . . . Tutte le persone
  Andranno al Sacchi come ad un convito
  E rideranno e dirangii: ghiottone,
  Perchè sì t’eri, traditor, fuggito?
  Questi dottor ci opprimeano i cardiaci;
  Eravam tutti fatti ipocondriaci.
Sappi, che noi facemmo que’ fracassi
  All’opre loro e quel picchiar di mane,
  Perocchè sentivam certi papassi
  A dir, ch’ell’eran cose sovrumane
  E che tu eri un istrion pe’ chiassi
  . . . . . . . . . . . . . . .
  Galoppa e vien per le più mozze vie....[3]

  1. Ibid., pag. 38.
  2. È quello descritto dal Baretti nella Lettera XIX al fratelli, a Settembre 1760.
  3. Tartana, pag. 69.
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