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prefazione. | lv |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:73|3|0]]Ed il Goldoni risponde umilmente, anche troppo:
.......perdono
Volentieri l’insulto a me dovuto,
Purtroppo il so che buon scrittor non sono
E che a i fonti miglior non ho bevuto;
Qual mi detta il mio stil scrivo e ragiono
E talor per fortuna ho anch’io piaciuto,
Ma guai a me se il fiorentin frullone
A sceverare i scritti miei si pone.
Anche da questi versi traspare la bonarietà del Goldoni. Per contrario l’iracondo Gozzi varcava ogni limite e contro alle poche risposte del Goldoni centuplicava le nuove risposte[1] e le nuove invettive. Fra le tante contro la Tavola Rotonda ne citò una inedita:
Scrisse un dì l’escremento del Molière:
Io con arte dipingo il vizio espresso,[2]
Tal che nessun può dire: io son quel desso,
E metto l’uomo in scena i mio piacere.
Ma essendo censurato al suo mestiere
Da un uotn col ver, per svelenarsi ha messo
In scena un ignorante, un uom di cesso,
Un Lombardaccio cotto, un menzognere;
Poi disse piano ai suoi parziali: è quello
Il mio censor; gli assaggiator di brodo
Ballavan tutti ed egli si fe’ bello.
Così la verità si cambia in frodo
Nè si dipinge il vizio, Ser baccello,