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prefazione. | lxvii |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu{{padleft:85|3|0]]mava «degnissimo comico vate, poeta amico,» ed il Goldoni di rimando (non senza, pare a me, molta punta d’ironia ) salutava il Chiari «vate sublime, vate immortale» aggiungendo:
Sì, tu sei l’aquila
Io la formica,
Tu voli all’apice
Senza fatica,
Mia Musa ai cardini
Salir non sa.[1]
Forse la comunanza delle guerre patite li pacificò; forse, anche questa volta, il Goldoni scordò bonariamente le offese. Ciò non toglie che il Goldoni giudicasse del Chiari, come meritava. Partendo per la Francia, e volendo dare idea al suo amico Albergati del tumulto, che agitava l’animo suo in quel momento, gli scriveva: «Ho una testa presentemente così confusa, che la cambierei volentieri anche con quella del Chiari; almeno sarei sicuro d’averla quieta e tranquilla, poichè un uomo assai persuaso di sè medesimo, fa tutto con facilità e intrepidezza.[2]» Poche parole, ma nelle quali il vanitoso abate è scolpito. Il Goldoni non sfidò anch’esso il Gozzi a comporre commedie e