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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Guasti - Sigilli pratesi.djvu{{padleft:75|3|0]] Pinzochero; nè le aggiunte posteriori, che vengono dal 1410 al 1526, ne fanno menzione: ma tali si chiamavano specialmente gli ascritti al terz’ordine di San Francesco[1], e tali erano i fratelli che si raunavano al luogo de’ Frati Minori «nella Compagnia presso e allato al Ceppo». E «bizzoco di quegli di San Francesco» si legge nel Decamerone; dove la voce Bizzoco non vale, come vorrebbe il Vocabolario, Bacchettone: benchè sia vero, che a denotar gl’ipocriti si trasse, quando la umile divisa servì a vestire uomini come il buon Conte di Virtù[2]! Potevano quindi scrivere nel proprio Sigillo que’ devoti fratelli, a meglio denotare la loro qualità di terziari, Pinzocheri di Prato; invece di porvi per leggenda la Compagnia della Santa Croce. La quale, secondo che trovo scritto in certe schede di Amadio Baldanzi, durò fin verso al 1560; e i beni presero allora i Francescani Conventuali.

10.

SIGILLO DI LEUCCIO GUAZZALOTTI.

🕂 s’ levccio levci d’ gvazaloti.

Il Manni ci ha conservata l’impronta di questo Sigillo nella citata Raccolta, sotto il n.° 840; ma non dice da chi l’avesse avuta. E ricordando, com’è fa, il Casotti nel suo Ragionamento istorico intorno alla città di Prato, a pag. 319[3], volle darci la spiegazione dell’arme, che qui apparisce di semplici fasce, mentre si trova che alcuni di quella famiglia

  1. Ved. il Vocabolario della Crusca, alle voci Pinzochero e Bizzoco.
  2. Morelli, Cronica, pag. 292.
  3. Nel volume I della Raccolta d’opusculi del Calogerà; Venezia, 1728.
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