Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
88 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:159|3|0]]
190Quella appunto venìa ch’egli d’amore
Bramava posseder. Molti gagliardi
Fean tal pensiero in cor: Deh! m’accadesse
Ch’io pur anco venissi a lei da presso,
Come Sifrido ho visto or or! Posarmi
195Accanto a lei deh! potess’io! Davvero!
Che far ciò lascierei senza rancura![1]
A regal donna mai non fe’ migliore
Servigio un cavalier. Ma da qualunque
Terra di prenci gli ospiti venièno,
200Tutti egualmente a rimirar soltanto
Stavano intenti i due garzoni. A lei
Vènia fu data di baciarsi in fronte
L’uom sì avvenente, e in terra mai non fue
Per lui più dolce cosa e più gradita.
205Di Danimarca il principe dicea:
In questi alti saluti, e tristi e grami
Già molti stanno (e ben di ciò m’avveggo)
Per la man di Sifrido. Oh! nella terra
- ↑ Detto con ironia. Cioè con gran dispiacere.