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I Nibelunghi 123

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Partì alla cortema d’assai più grande
Era agli ospiti arditi il riguardare[1].
  A regina Brünhilde allor fu detto
Che ignoti prodi in veste signorile,
125Scorrendo sovra l’onde, eran venuti,
Ed ella sì, l’avvenente fanciulla,
Incominciava a dimandar. Mi fate,
Udir mi fate, la regina disse,
Chi mai esser potranno esti campioni,
130Ignoti assai, che fieramente stannosi
Nel mio castello, e di che mai per voglia
Fin qui venian gli eroi. — De’ suoi consorti
Uno allor favellò: Poss’io ben dirvi,
Donna, che niun di loro unqua non vidi,
135Se pur togli che un v’è che di Sifrido
Ha somiglianza. A lui v’è d’uopo intanto
Liete far le accoglienze. È questo il mio
Consiglio in tutta fè. L’altro compagno
È pur degno di lode, e s’egli avesse

  1. Più che agli altri eroi, si guardava agli stranieri allora venuti.
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