Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
156 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:227|3|0]]
Sarò, che questo cessi. Ei sì copiosi
225I doni spande, che pensar mi sembra,
Questo guerrier, ch’io m’abbia fatto invito
Alla mia morte.[1] Or io più lungo tempo
L’oro mio vo’ curar; penso che ancora
Spender poss’io ciò che lasciommi il padre.
230Davver che la regina unqua non ebbe
Più liberale camerlingo! — Disse
Hàgene di Tronèga: A voi sia detto,
Donna regai, che tant’oro sul Reno
E tante vesti da donarsi attorno
235Ha il nostro re, che bisogno non tocca
A noi di qui recarci alcuna veste
Che di Brünhilde sia. — No! la regina
Così rispose; pel mio amor lasciate
Ch’io venti scrigni facciami di drappi
240Serici e d’or ricolmi, onde poi doni
Questa mia man ne dia, ratto che giunti
Saremo noi di Gunthero alla terra!
- ↑ Cioè come se io volessi morire e perciò donassi tutto ciò che posseggo.