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166 I Nibelunghi

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Fratello, il re, dove lasciaste. Tolto
Ce l’ha Brünhilde vigorosa, credo!
Così saria quell’amor suo superbo
Addivenuto in nostro danno assai!
  105Ogni affanno lasciate! A voi, a tutti
Li suoi congiunti esti compagni miei
Recano il suo saluto. E illeso e incolume
Io pur anco il lasciai. Qui m’invïava
Per ch’io con le novelle in vostra terra
110Gli fossi messaggier. Ma d’uopo è intanto
Che voi ratto di questo abbiate cura,
Onde sì avvenga che veder concesso
La regina mi sia con la sorella
Vostra pur anco. Annunzïar degg’io
115Ciò che per me lor chiedono pregando
E Gunthero e Brünhilde. Alto e giocondo
È stato d’ambedue. — Così rispose
Giselhèr giovinetto: E però è d’uopo
Che a lor ne andiate voi, chè a mia sirocchia
120Cosa feste ben cara;[1] ed ella intanto

  1. Venendo per il primo a dar novelle.
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