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290 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:361|3|0]]
Il valoroso, ardito e baldo, a ridere
145Incominciò. Ma d’ogni parte intorno
S’udìan strepiti e grida. Era il fragore
Grande così di genti e di mastini,
Che la montagna e la foresta ancora
Con gli echi rispondean. Venti con quattro
150Mute di cani aveano allor disciolte
I cacciatori; e molte belve intanto
Perdere là dovean la cara vita,
E quelli avean pensier che tanto invero
Fatto avrìan, che in quel di sarìa lor dato
155Il premio del cacciar, nè ciò avverossi
Ratto che al loco in che la vampa ardea,[1]
Venir fu visto il pro’ Sifrido. Intanto
Era andata la caccia; anche non era
Giunta al termine suo. Chi scender volle
160Al loco de la vampa, ecco portava
Molte con sè pelli di fiere e uccise
Belve d’assai. Di ciò, deh! quanta copia
- ↑ Un fuoco acceso nella selva per comodo dei cacciatori e per cuocervi le vivande.