< Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

I Nibelunghi 335

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:406|3|0]]

80Dinanzi a’ miei congiunti il dïadema
Con tal possanza quale usaste in pria,
Voi porterete in capo, e già non vuolsi
Che, se qui noi l’eroe perdemmo, a voi
Tocchi averne la pena. Anche pel vostro
85Picciolo infante ritornar con noi
Piacciavi, quale non potete, o donna,
Orfanello lasciar. Come cresciuto
Sarà quel figlio vostro, egli dell’alma
Conforto vi darà. Fino a quel giorno
90Molti guerrieri serviranno a voi,
Arditi e buoni. — Principe Sigmundo,
Ella dicea, di qui partir non deggio.
Io qui mi resterò, qualunque cosa
Avvenir possa, appo i congiunti miei,
95Che a piangere così daranmi aita.[1]

  1. Nota il Bartsch a questo punto che il credere che le lagrime date dai congiunti ai morti siano assai più valevoli di quelle degli estranei, è una prova del saldo affetto di famiglia nella coscienza degli antichi Tedeschi. — Noi osserviamo che ciò andrà benissimo
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.