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344 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:415|3|0]]
55Così si fea, Gernòt fu addotto e quello
Giovinetto Gislhero, e amicamente
Ei supplicâr donna Kriemhilde. Allora
Disse Gernòt fra quelli di Borgogna:
Donna, la morte di Sifrido assai
60Troppo a lungo piangete. A voi desìa
Il prence addimostrar ch’ei non l’uccise;
Altri frattanto ad ogni tempo voi
Piangere intende di gran doglia acerba.
Nessuno, ella dicea, questo gli addossa.
65D’Hàgen la destra lo colpì.[1] Quand’ei
Seppe da me dove potea qualcuno
Lui di spada ferir, come potea
Io creder questo, che persona in terra
L’avesse in odio mai? — Deh! l’avess’io
70Evitato, che mai la sua persona
(La regina soggiunse) io non tradissi!
Or io potrei, misera donna, il pianto.
- ↑ Gli del verso antecedente si riferisce a Gunthero; lo a Sifrido. Così nel testo, e ha maggior forza.