< Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
xlvi I Nibelunghi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:45|3|0]]veramente, egli nulla fa, perchè egli non può conseguir la mano della fiera Brünhilde se Sifrido non l’aiuta, poi, nella seconda parte del poema, se abbiam detto che Hagen è il suo cieco senatore, l’anima sua dannata, ora possiam dire che egli si riduce ad essere inerte e impassibile spettatore di ciò che l’altro fa per lui. Anche possiamo aggiungere che la fantasia popolare s’è non poco divertita nell’inventare un episodio comico per questo re dappoco. Il quale, come fu entrato la sera delle nozze nella stanza nuziale, non potè valersi dei diritti suoi di marito, perchè Brünhilde l’afferrò, lo sospese a un chiodo della stanza e lo tenne in quello stato doloroso e di vergogna finchè non apparve il giorno (Avvent. X).[1]

  1. In un poema persiano, che fa seguito al Libro dei Re, di Firdusi, si trova che la figlia di Rustem, la bella Bânûgushasp, una eroina vincitrice di fiere, di mostri e di eroi, è data
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.