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I Nibelunghi 373

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205Dir vi potrò donde son elli scesi
A questa terra cavalcando. Assai
Esser dènno stranieri, ov’io d’un tratto
Ravvisarli non possa. — E fûro accolti
Ne’ loro alberghi gli ospiti, e con vesti
210Ricche d’assai ne venne coi compagni
Il messaggiero. A corte elli venièno
Cavalcando così; buona recavano
E tagliata con arte ogni lor veste.
  Hàgene impetüoso allor dicea:
215Per ciò che dir poss’io, da che veduti
Non ho da lungo tempo esti signori,
Egli hanno aspetto come se l’un d’essi
Rüedgero fosse, il prode ardito ed inclito
Della terra degli Unni. — Oh! disse il prence
220Ratto a l’istante, come mai degg’io
Creder cotesto, ch’ei venisse mai
Da Bechelara in questa terra? — Allora
Che re Gunthero ebbe compiuto il detto,
Hàgene accorto vide[1] il buon Rüedgero.

  1. Lo ravvisò.
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