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500 I Nibelunghi

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E splendïenti luccicar vedeano
Targhe nell’ombra. Starsi taciturno
Hàgene più non volle. Oh! chi, chiedea,
Per la via ci rincorre? — E di cotesto
105Solo Gelpfràt annunzio gli rendea.
  Del bavarico suol disse il margravio:
Perchè ricerchiam noi gli amici nostri,
Fin qui dietro siam corsi. Io chi uccidea
Non so in quest’oggi il navalestro mio,
110Qual era prode atto a grand’opre. E questa
M’è rancura d’assai. — Ed era quello
Il navalestro tuo? Hàgene disse,
Quei di Tronèga. Ei non volea passarci,
Ma di sua morte è mia la colpa. Il forte
115Io sì battei, ma di cotesto vennemi
Alta necessità, ch’io da sue mani
Vicino assai mi ricevei la morte.[1]
In ricompensa oro gli offersi e vesti
Per ch’ei di là ci trapassasse, o prence,
120Nella tua terra. E di tanto crucciavasi,

  1. Quasi quasi fui ucciso.
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