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534 I Nibelunghi

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Là ’ve accôrli ei dovea. Legate aveano
Su’ lor destrieri tende ricche assai.[1]
  Come da lungi assai sì gli scoverse
Hàgene di Tronèga, a’ suoi signori
15Cortesemente ei disse: Or dagli arcioni
Calar v’è d'uopo, o cavalieri arditi;
Ite incontro a cotesti che qui vônno
A voi far le accoglienze. E qua ne viene
Compagnia che m’è nota, e son guerrieri
20Degli Amelunghi della terra, assai
Valorosi, e lor duca n’è colui
Ch’è da Verona. Ei son d’anima fiera,
Nè, s’ei vônno prestarvi alcun servigio,
Bello è per voi far cenno di disdegno.
  25Scesero allora (e buon dritto era questo)
Da’ lor cavalli molti cavalieri,
Appo Dietrico, e paggi assai. Venièno
Là dagli ospiti lor, dove gli eroi
Erano intanto, e fecero saluto
30A quelli di Borgogna assai cortese.

  1. Per stenderle poi sul campo.
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