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I Nibelunghi 555

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Cosa ne avvenga poi, d’Ètzel gagliardi,
Poco davver mi preme. — E si guardaro
L’un l’altro allor gli eroi superbi e fieri.
  Ma, per chiunque cominciasse allora
205L’assalto, sì accadere anche dovea
Che ad ambo que’ compagni[1] alto doveasi
Rendere onor, chè molte volte assai
Bene oprato egli avean ne le battaglie,
E per temenza cosa che pensavano,
210Questi[2] dovean lasciar. Così diceva
Un de’ gagliardi: A che mi riguardate?
Ciò che promisi in pria, sì vi ricuso,
Nè per doni d’alcun vogl’io la vita
Perdere. Sì davver! che alla rovina
215Tutti vuol trarci d’Ètzel re la donna!
  E un altro disse dopo quello: Uguale
Consiglio è il mio. Mi doni altri castelli
D’oro fulgido e buono, e non per tanto
Di fronte a questo vo’ restar, di giga

  1. Hagen e Volkero.
  2. I cavalieri d’Ètzel.
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