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I Nibelunghi 381

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375Fra que’ Burgundi, Giselhèr gagliardo
Così dicea: Con fede ora v’è d’uopo,
Hàgen amico, oprar. D’ogni dolore
Che voi le fêste, orsù la risarcite.
Quel ben che tocca alla mia suora, voi
380Lasciate d’osteggiar. — Da che sì grande
Recaste angoscia alla sorella mia,
Ghislhero aggiunse, il prode cavaliere,
Cagione ella si avea, per che nemica
Anche vi fosse. A niuna donna mai
385Tanta felicità qualcuno tolse.
  Hàgene disse: Quel ch’io ben conosco,
Aperto vi farò. S’ella sorvive
Fino a quel tempo ch’Ètzel potrà togliere,
Gran male ancora, sia qualunque il modo,
390A noi ella farà, chè di lei servi
Molti saranno e valorosi e prodi.
  Gernòt ardito ad Hàgene rispose:
Accader ciò potrìa che, d’ambo i prenci[1]
Fino alla morte, cavalcar concesso

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  1. Etzel e Kriemhilde.
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