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I Nibelunghi 585

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Gagliardi e prodi con destrezza assai
Si cavalcò. Ciò ch’ei volean, con molto
Fiero costume fecero que’ prodi.
  Ratto che di tal foggia fu colpito
260L’Unno pomposo a morte, i suoi
  congiunti
Piangere e lagrimar s’inteser tutti,
E dimandava ogni famiglio: Oh! dunque
Chi fe’ cotesto? — Il fe’ Volkero ardito,
265Il menestrello, suonator di giga.
  Alle spade, agli scudi alto gridavano
Dell’ucciso margravio i consanguinei,
Là, in la terra degli Unni. Ei sì voleano
Volkèr battere a morte, e cominciava
270Da sua finestra l’ospite signore
A togliersi con duol. Da tutte parti
Clamor levossi di contrarie genti,
E là scendea, dinanzi da la sala.
Co’ suoi consorti il re.[1] Lor palafreni

  1. Gunthero.
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