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620 I Nibelunghi

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A quel fragor, dicendo: Accordi udite,
Hàgene, che laggiù desta Volkero,
315Suonando di sua giga, in fra quegli Unni
Che a la torre s’accostano? L’attacco
Che coll’arco egli fa, di sangue è rosso.
  Hàgene disse: Di là da misura
Mi duole assai che qui mi sto sedendo
320In questa sala appo l’eroe.[1] Compagno
Er’io di lui, di me compagno egli era;
E se avverrà che ritorniamo a dietro
A nostre case, tali ancor saremo
Con lealtà. Gentil signor, tu vedi
325Quanto Volkero t’è fedel. Si merta
E si guadagna di gran voglia il tuo
Oro e l’argento; e l’arco suo di giga
Duro acciaio trapassa, e gli ornamenti
Corruscanti sugli elmi ei rompe e infrange.
330Di giga sonator non vid’io mai

  1. Nella sala tutto è finito; perciò Hagen non fa più nulla, mentre Volkero combatte con quei di fuori, sulla porta.
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