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I Nibelunghi | 639 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:280|3|0]]
Su le targhe vibrâr, che fean principio
205Scintille a turbinar d’un rosso fuoco,
E l’uom d’Hawarto d’Hàgene dal ferro
Grave, per la corazza e per lo scudo,
Ebbesi una ferita. Oh! da tal piaga
Ei non guarì più mai! Come toccava
210Questa ferita Iringo cavaliero,
Alla cinghia dell’elmo alto si trasse
Lo scudo, e ratto si pensò che pieno
Era il danno che s’ebbe. Oh! ma più fiero
Colpo di re Gunthèr l’uom gli assestava![1]
215Hàgen scoverse innanzi a’ piedi suoi
Giacersi un’asta. Iringo ei ne colpìa,
Di Danimarca il prode, in cotal guisa,
Che il troncon gli sporgea fuori dal capo.
Hàgen valente gli ebbe fatta allora
220Trista la fin del viver suo. Dovette
Appo i Danesi suoi ritrarsi Iringo,
E pria che al prode sciolta la celata
Per altri fosse, l’asta via dal capo
- ↑ Hàgene.