Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
648 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:289|3|0]]
55A quegli ospiti suoi: Ditemi intanto
Che volete da me. Pace per voi
Credete aver, ma con fatica assai
Cotesto esser potrà. Pel grave danno
Che feste a me (davver! che di tal cosa,
60Fin ch’io mi viva, non avrete frutto!),
Perchè morto m’avete il figlio mio
Con tanti miei congiunti, a voi niegate
Sempre e sempre saranno e pace
e ammenda.[1]
65Gunthero rispondea: Grave ci astrinse
Necessità. Giacean li miei famigli
Tutti scannati per gli alberghi attorno
Da’ tuoi gagliardi. Oh! come ciò potea
Io meritar? Qui venni a te in tua fede,
70E credea che leal tu mi saresti.
Disse quei di Borgogna, Giselhero
Il giovinetto, allor: D’Ètzel guerrieri,
Che vivi siete ancor, quale, o valenti,
Avete cosa a raffacciarmi? O quale
- ↑ Cioè modo di fare ammenda.