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I Nibelunghi | 687 |
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Per l’elmo duro come pietra, e il sangue
In giuso ne colò. Ratto il compenso
Gli diè l’eroe valente e ardimentoso,
Ch’ei levò in alto dalle mani sue
515Di Rüedgero quel dono,[1] e benchè a morte
Piagato ei fosse, per il forte scudo
Un colpo gli sferrò su le giunture
Della celata. Ne dovea lo sposo
Morir della leggiadra Gotelinde.
520Davver! che mai non ebbe ricompensa
Peggior sì ricco dono! e li cadeano
Ambo trafitti e Gernòt e Rüedgero
Entro la pugna, d’ugual foggia, l’uno
Per la destra dell’altro. Allora in pria
525Hàgene s’adirò, poichè rovina
Sì grande apprese. Male incolse a noi!
Disse quel prode di Tronèga. Noi
Ne’ due caduti sì gran danno avemmo,
Quale la gente d’ambedue non puote
- ↑ La spada già donatagli da Rüedgero a Bechelara.