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I Nibelunghi | 717 |
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Tutti son morti. — Alla crudel novella
Costernato ei restò. Sventura il tocca
Verace, chè quaggiù doglia sì grave
510Ei non ebbe più mai. Se morti sono,
Disse, tutti i miei forti, Iddio signore
Me, Dietrico infelice, ecco, scordava!
Ed io fui prence illustre e assai potente
E ricco ancora. — Oh! come adunque, disse
515Ancor Dietrico, ciò avvenir potea
Che tutti, per la man di stanca gente
Che alta sventura già opprimea, caduti
Sian morti esti guerrier degni di lode?
Se non accadde per l’avversa mia
520Stella cotesto, era in ciascun la morte
Strana cosa davver.[1] Ma poiché a lungo
Mancar non mi potea la rea fortuna,
Ditemi voi qual mai degli stranieri
Anche incolume sta. — Sa Iddio cotesto!
525Mastro disse Hildebrando; e nessun vive,
Fuor che Hàgen e Gunthèr principe illustre.
- ↑ Non dovevano morire.
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