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400 I Nibelunghi

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E con vènia del sire entro a le porte
Pose la chiave; e tosto altri spartìa
L’or di Kriemhilde fino a trenta volte
780Mille marchi, o di più. Gernòt fe’ cenno
Che ne toceasser gli ospiti, e cotesto
A Gunthero piacea. Di Gotelinde
Lo sposo intanto, quel di Bechelara,
Così dicea: La donna mia Kriemhilde,
785S’anche aver si potesse ogni sua cosa,
Quale, de’ Nibelunghi da la terra,
Già le fu addotta, poco assai[1] ne debbe
Toccar la mano mia, la man pur anco
Della regina.[2] Ora accennate voi
790Che quest’oro si guardi; io niuna parte
Ne vo’ per me. Dalla mia terra tanto
Di mia dovizia mi portai con meco,
Che agevolmente per la via di questo

  1. In senso di nulla.
  2. Io e la regina Kriemhilde non ne abbiamo bisogno.
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