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E con vènia del sire entro a le porte
Pose la chiave; e tosto altri spartìa
L’or di Kriemhilde fino a trenta volte
780Mille marchi, o di più. Gernòt fe’ cenno
Che ne toceasser gli ospiti, e cotesto
A Gunthero piacea. Di Gotelinde
Lo sposo intanto, quel di Bechelara,
Così dicea: La donna mia Kriemhilde,
785S’anche aver si potesse ogni sua cosa,
Quale, de’ Nibelunghi da la terra,
Già le fu addotta, poco assai[1] ne debbe
Toccar la mano mia, la man pur anco
Della regina.[2] Ora accennate voi
790Che quest’oro si guardi; io niuna parte
Ne vo’ per me. Dalla mia terra tanto
Di mia dovizia mi portai con meco,
Che agevolmente per la via di questo
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