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I Nibelunghi 443

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  Ad ambo i messi ella dicea: Cospicua
Grazia fia che da voi oggi si merti,
Se il voler mio con buono animo e fido
Eseguirete, ciò che ingiungo a voi
165A casa mia dicendo, in la mia terra.
Gran dovizia farovvi e donativi
Di vestimenta ricche. A qual vedrete,
A Worms, al Reno, de’ congiunti miei,
Non dite mai che d’anima turbata
170Vista m’avete qui. Li miei servigi
Offrite ai buoni e arditi cavalieri,
Pregate sì ch’ei facciano cotesto
Che loro ingiunse il re, perch’io da tutto
Il mio dolor per questo mi disciolga.[1]
175Stimar gli Unni potrìan ch’io qui mi sono
Senz’amici del cor. Deh! se foss’io
Un cavalier, là presso a quelli andrei
Qualche fiata! Anche a Gernòt voi dite,
Al nobil fratel mio, che niuno in terra

  1. Dolore dell’essere lontana dai congiunti. Ma è detto anche con altro intendimento.
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