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I Nibelunghi 453

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Stato miglior, saper v’è d’uopo; ancora
Lor cavalieri tutti, ed i congiunti
E i famigli pur anco. Ei del vïaggio
Forte gioîr, quando partimmo noi.
  120Grazie de’ suoi servigi; onde egli offerta
Mi fa, di quelli ancor della mia suora,
Poichè ciò accade che in diletto ei vivono.
Il prence ed i famigli! E mi credea
Di tal novella far dimando a voi
125Con ansia e cura.[1] — Intanto, eran venuti
Anche i due prenci giovinetti.[2] Allora,
Allora appunto avean cotesta nuova
Udita, e per l’amor de la sirocchia
Giselhèr giovinetto i messaggieri
130Volentier vide, e favellò in cortese
Atto così: Voi sête, o messaggieri,
Benvenuti d’assai, quando più spesso
Voleste voi discender fino al Reno

  1. Temeva di dover udire qualche trista novella.
  2. Gernot e Giselhero.
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