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CAPITOLO XII. 243

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Nella strada chiamata la Corsia de’ Servi, c’era, e c’è tuttavia un forno, che conserva lo stesso nome; nome che in toscano viene a dire il forno delle grucce, e in milanese è composto di parole così eteroclite, così bisbetiche, così salvatiche, che l’alfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono [1]. A quella parte s’avventò la gente. Quelli della bottega stavano interrogando il garzone tornato scarico, il quale, tutto sbigottito e abbaruffato, riferiva balbettando la sua trista avventura; quando si sente un calpestìo e un urlìo insieme; cresce e s’avvicina; compariscono i forieri della masnada.

Serra, serra; presto, presto: uno corre a chiedere aiuto al capitano di giustizia; gli altri chiudono in fretta la bottega, e appuntellano i battenti. La gente comincia a affollarsi di fuori, e a gridare: “ pane! pane! aprite! aprite! ”

Pochi momenti dopo, arriva il capitano di giustizia, con una scorta d’alabardieri. “ Largo, largo, figliuoli: a casa, a casa; fate luogo al



capitano di giustizia, ” grida lui e gli alabardieri. La gente, che non

  1. El prestin di scansc.
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