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parte prima 87

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:158|3|0]]La nuova dinastia fondata così da Çiçunâga, dopo la caduta di quella di Batthiya, padre di Bimbisâra, non ebbe lunga durata. Kâlâçoka, morto dopo 28 anni di regno,[1] lasciò dieci figliuoli, il maggiore dei quali fu Bhadrasena, che l’un dopo l’altro ebbero il governo, durante un periodo di 33 anni secondo alcuni,[2] o di 22 secondo altri.[3] Ma al tempo dell’ultimo di questi dieci figliuoli, che si chiamava Pinjamakha, un avventuriero per nome Ugasena-Nanda rovesciò la dinastia regnante, e ne fondò una della sua stirpe, che prese appunto l’appellativo di Nanda. Questa dinastia si compose soltanto degli otto fratelli d’Ugasena, che salirono a vicenda sul trono, regnando in tutti 22 anni, a starsene all’opinione de’ più;[4] mentre alcuni autori brâhmani invece fanno rimanere in trono il solo fondatore di essa dinastia, per lo spazio di 88 anni.[5] Altri scrittori buddhici poi, a cagione degli anni di regno e del numero di sovrani, confusero i nove Nanda coi nove fratelli di Bhadrasena, e ne fecero una sola dinastia.[6]

Dopo la distruzione di Vaiçâlî per opera del re Ajâtaçatru, i principi di quella terra, per fuggire alla strage, si rifugiarono in un paese verso l’oriente, e vi fondarono un’altra città che fu detta Maurya. Costretti più tardi ad abbandonare anche quella residenza, e ricoverarsi altrove, accadde che la moglie di uno di que’ nobili fuggiaschi, essendo incinta, partorì in esilio un fan-


  1. Bigandet, p. 363 e 371.
  2. Bigandet, p. 371.
  3. Dipavançâ. (Turnour, nel Journ. of the As. Soc. of Bengal, vii, 726).
  4. Bigandet, p. 371.
  5. Koeppen, i, p. 160, nota 1.
  6. Lassen, t. ii, p. 97.
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