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parte prima 105

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:176|3|0]]sieduta, secondo alcuni, da Revata, secondo altri, da Sarvakâma o da Ratha (Yaças).[1] E oltre a decidere dello scisma, il concilio, che era composto dei più celebri religiosi dei varii conventi che allora esistessero, si occupò anche della revisione delle dottrine e dei regolamenti, che si conservavano tradizionalmente in tutte le differenti comunità, comparando e collazionando i Vinaya.[2]

Il diciassettesimo o diciottesimo anno del regno di Dharmaçôka (241, 246 o secondo altri 271 dopo la morte del Buddha) si tenne, per opera di quel monarca, un terzo concilio.[3] Aveva Dharmaçôka in animo di ravvicinare fra loro le varie sètte, di discutere sopra i punti controversi e dubbiosi della Dottrina, e sopra le varie interpretazioni che le venivano date; e voleva in fine che si compilasse una compiuta raccolta dei libri della Legge: raccolta che contenesse, per quanto fosse possibile, tutti i pensieri e gl’intendimenti del Buddha. A tal fine riunì in Pâtaliputra i più dotti e santi uomini di tutti i paesi, dove la religione di Çâkyamuni si era estesa. Una delle iscrizioni di Priyadarçi, che è un editto indirizzato alla venerabile assemblea del Mâgadha,[4] potrebbe fare allusione a questo terzo sinodo; se pure non si riferisce a una di quelle grandi radunanze annue, che si solevano fare dai religiosi, come ce ne informa Megasthene.[5] Questo concilio fu presieduto da


  1. Bigandet, p. 368. — Koeppen, i, p. 148.
  2. Fo-kuo-Ki, cap. xxv.
  3. Mahâvança, v. 41.
  4. Questa iscrizione scolpita sur una roccia, fu rinvenuta a Bhabra del colonnello Burt. Si può leggere in Burnouf ii, p. 727; — Lassen, ii, p. 240-41; — Wheeler, op. cit. iii, p. 472.
  5. Strabone, xv, 39.
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