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parte prima 113

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Capitolo IV.


Continuazione del medesimo soggetto.


Il Buddhismo, dice il Wassiljew, fu dominato fin da principio da un pensiero, che può essere espresso a questo modo; «Tutto quel che è d’accordo col buon senso, e che cade bene in taglio nelle diverse occasioni della vita, è parimente d’accordo con la verità».[1] Se a questo concetto, che offre di per sè stesso vasto campo a uno svolgimento futuro, si aggiunge la gran tolleranza che esso Buddhismo ha sempre dimostrata verso ogni credenza religiosa e filosofica, e la mancanza di un codice, il quale vantando autorità infallibile e divina, decidesse le controversie; si capirà facilmente come si siano andate formando nel suo seno un gran numero di sètte, mano mano che esso si allontanava dal luogo e dal tempo del suo nascimento. Le varie scuole a cui questa religione diede origine, salvo poche verità riconosciute e ammesse da tutte, in ogni altra cosa, e specialmente nel campo metafìsico, si trovarono affatto padrone di sè stesse e senza guida. Le idee nuove che si producevano dal trasformarsi delle antiche, o che nascevano dalle varie credenze colle quali la dottrina di Çâkyamuni si trovò in contatto; le riforme rese necessarie dalle stesse condizioni fisiche dei paesi, ai quali essa si estese, o che erano richieste dagli usi e dalle costumanze di quelle diverse contrade; tennero il Buddhismo in un continuo rinnovamento, in una continua vita, che non cessò se non quando la religione


  1. Wassiljew, p. 18-19.
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