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162 parte prima

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:233|3|0]]skâra; 5.° la conoscenza, Vijňana.[1] Egli è evidente, che i quattro ultimi Skandha sono il resultato del primo, o meglio le sue proprietà; e se v’è qualcosa equivalente a ciò che noi chiamiamo Spirito, deve cercarsi nel primo Skandha.[2] Quattro elementi, terra, acqua, fuoco, aria, entrano poi nella composizione di tutte le parti del corpo, e formano il Rûpa skandha.[3] Molte sono queste parti del corpo, che credo inutile enumerare. Secondo alcuni il Rûpa, corpo organizzato, si divide in 28 parti,[4] secondo altri in 32; ciascuna delle quali è, a sua volta, suddivisa in altre quarantaquattro.[5] L’ufficio della vita e della vitalità, è quello di tener collegate e di preservare queste parti costituenti il corpo. Il fine che la filosofia Buddhica si propone con siffatta suddivisione del corpo umano, è di mostrare, per l’analisi minuta di ciascuna di queste parti, che, in ultimo, non vi troviamo altro che i primitivi elementi (terra, acqua, fuoco e aria), i quali sono chiamati la base di tutto ciò che esiste.[6]

Il secondo Skandha, ossia il Vêdanâ, è formato da sei sensi, cioè la vista, l’udito, il gusto, l’odorato, il tatto, e il Manas, che è la conoscenza e la mente. Quest’ultimo è chiamato pure senso intimo, come lo dicono anche i seguaci della filosofia Sânkhya, e risiede nel cuore. Le sensazioni sono prodotte per la comunione o pel contatto degli oggetti che ci circondano, ossia di quel che può esserci piacevole, disaggradevole o indifferente. La facoltà insita a ciascuno dei sensi, per mezzo della quale


  1. Burnouf, i, 589, 634, ii, 355; Hardy, 388, 399; Bigandet, 454.
  2. Hardy, p. 389.
  3. Bigandet, p. 456.
  4. Hardy, p. 399.
  5. Bigandet, p. 456.
  6. Ibidem.
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