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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:254|3|0]]la fiamma di una candela.[1] A tali definizioni letterali concorda il senso buddhico, che nella sua usuale interpretazione della parole stessa è: «distruzione totale degli attributi o aggregati (skandhâ), fattori dell’esistenza»;[2] o ciò che torna lo stesso «totale distruzione dell’azione del Karma», che è la causa di moto e di azione, il principio che costringe ogni Essere ad aggirarsi incessantemente nel circolo della trasmigrazione, passando da una ad altra esistenza.[3] — Laonde nel Ratana Sutta è detto: «Coloro, in cui il vecchio Karma è distrutto, ed in cui non se ne produce un altro, hanno distrutto pure il germe della esistenza; non hanno più desiderio di vita, e si estinguono come la fiamma di una lampada».[4] Così coll’immagine di un lume che cessa di ardere, e si spenge per mancanza d’olio, si vuole, secondo i Buddhisti, significare l’esaurimento della somma delle esistenze, la quale costituisce la trasmigrazione. E come la lampada s’estingue per mancanza di alimento, l’uomo entra nel Nirvâna, quando la somma di queste esistenze (Karma) è interamente distrutta.[5] Allora sono distrutti nell’individuo quelli che i Buddhisti chiamano i cinque Skandha, cioè i cinque attributi che formano l’Essere umano; i quali sono Rupa, ossia la forma, o ciò
- ↑ D’Alwis, op. cit., p. 130. Secondo il Gogerly l’etimologia, di Nirvâna è ni-vana, da vana «desiderio»; e la definisce «totale emancipazione dai desiderii» — «totale cessazione della esistenza». Questo è anche il significato che si rileva da alcuni scritti Pali, fra i quali l’Abhidammottha sangaha, citato in Hardhy, The Leg. and Theor. of Budd., p. 173.
- ↑ Koeppen, Die religion des Buddha, i, p. 306.
- ↑ Bigandet, Life of Gautama, p. 322.
- ↑ D’Alwis, op. cit., p. 34.
- ↑ D’Alwis, op. cit., p. 40-41.