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xxiv introduzione

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:29|3|0]]romanzo sacro, quantunque nella età di mezzo circolasse in latino, non fu pubblicato per la prima volta nel suo originale greco, o meglio nella sua antica compilazione attribuita a Giovanni Damasceno, se non nel 1832 dal Boissonade, nel IV volume de’ suoi Anecdota.[1] Da questa compilazione greca vennero le diverse compilazioni latine; come quella di Giorgio Trapezunzio, l’altra di Vincenso Bellovacense,[2] di Iacopo da Voragine,[3] e quella pubblicata dal Barone Reiffenberg;[4] per tacere delle molte restate manoscritte, fatte in diversi tempi. La leggenda, di cui ora stiamo parlando, fa parte delle letterature di quasi tutti i popoli orientali e occidentali. Il Brunet,[5] il Douhet,[6] il Graesse[7] ne registrano versioni, prosaiche e poetiche, spagnole, tedesche,[8] [9]


  1. Anecdota graeca e codicibus regiis descripsit, annotatione illustravit J. Fr. Boissonade; Parisiis 1829-33: t. iv, p. 1-366.
  2. Speculum historiale, lib. lxv.
  3. Legenda aurea, vulgo historia Lombardica dicta, recensuit D. Th. Graesse Drestae et Lipsiae 1846 cap. clxxx, p. 811-821.
  4. Bulletin de l’Académie royale de Bruxelles, t. x.
  5. Manuel du Libraire, iii, 542.
  6. Dictionnaire des Legendes, col. 1250.
  7. Lehrbuch d. Literärgeschichte, ii, 3, p. 460. — Trésor de livres rares, i, p. 293.
  8. La traduzione tedesca del Liebrecht fu fatta sul te-
  9. aprile 1860, ii, 314-34, — Vedi anche Max Müller, Migration of Fables, nella Contemporary Review, july, 1870.
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