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parte seconda 273

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu{{padleft:348|3|0]]che lo si onora coi sacrifìcii che si fanno tanto al Cielo, quanto alla Terra.[1]

Prima di parlare delle operazioni che emanano dal Cielo, per le quali si fa conoscere, singolarmente fra gli uomini, la potenza dello Shang-ti, devo trattenermi un poco intorno a un’altra parola, che esprime l’idea di qualche cosa d’astratto, che si riferisce alla virtù attiva di ciò che esiste. Quest’idea è resa col vocabolo Shèn, quando si vuole indicar specialmente lo spirito del Cielo; col vocabolo Kuei, quando si vuol indicar quello dell’Uomo; e con Shih o Khi, quando si vuole accennare a quello della Terra.[2] Ma l’espressione che troviamo più generalmente adoperata, a esprimere il concetto sopra accennato, è la voce Shèn; la quale si richiede ora definire e dichiarare. Nel linguaggio della fisica e della filosofia, i Cinesi adoprano alcune parole, come appunto Shèn, e inoltre Huei, Pho, Hun, che dagli Europei vengono generalmente tradotte per genio, spirito, anima. Ma nelle scritture canoniche e classiche, di quei diversi vocaboli non s’incontra che il primo, Shèn; quantunque gli altri si trovino di frequente usati, per ispiegare e commentar certi passi. Così nello Shih-king e nello


  1. Cung-yung, xix, 6.
  2. Ceu-li, cit. in Khang-hsi, clas. 113, f. 29, r., vedi anche f. 31, v. Oltre a questi, si aggiunga il monosillabo Shè quasi sempre unito a Ci nella frase Shè-ci, per indicare il Genio o i Genii tutelari de’ campi e dell’Agricoltura, gli spiriti tutelari di una contrada, o anche la contrada stessa. Shu-king, iv, v, (i), 2. — Shih-king, ii, vi, vii, 2; iii, iii, iv, 6; — Mèng-tse, iv, i, iii, 3; vii, i, xix, 2.
    La voce Khi, spiriti o genii della terra, si trova più spesso unita a Shèn, nella frase Shang-hsia shèn-khi, «gli spiriti superiori o inferiori», cioè gli spiriti del Cielo e della Terra. Shu-king, iv, iii, 3; iv, v, (i), 2; v, i, (i), 6.
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